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21 Si curva l'orizzonte al centro dell'anima
ISBN 978-88-85464-56-8
Prima edizione :Novembre 2019 - Sillabe di sale editore
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Tutti i futuri
galleggiano fra onde
d’un mare folle.
Quasi tutti son privi
di chiave di lettura.
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Dalla post fazione dell'editore
La poesia di Massimo Apicella è una poesia sicuramente non facile. No, non lo è. Mette a nudo le nostre paure, il nostro male di vivere, le nostre ansie, le nostre insicurezze, nonostante le certezze che crediamo di avere, di possedere, che vengono “smontate” poesia dopo poesia. Le sue composizioni, legate anche in questo caso a una metrica precisa, dosano sapientemente le parole, spaziano leggere, si allargano e si chiudono, colpiscono esattamente dove l’autore vuole colpire, lasciano il segno e, soprattutto, la voglia di continuare a leggere, la voglia di lasciarsi sommergere, di arrivare, alla fine, ad una soluzione “narrativa” che, fortunatamente, la poesia non possiede, ma che ogni lettore trova filtrando le proprie emozioni.
Il lettore è libero di uscire dallo schema delle parole, per trovarne uno suo, personale. Unico.
Potrei definire questo lavoro come una liberazione dell’anima di Massimo Apicella, per raggiungere altre anime, un viaggio. Dentro sé stesso, dentro noi stessi, privo di riferimenti oggettivi, privo di riferimenti temporali. Senza luogo e senza tempo, in quella parte di noi che tocca in qualche modo un altrove assoluto che forse non esiste, forse è solo un sogno. Ma se di sogno si tratta, ebbene, è maledettamente reale e concreto, radicato profondamente nell’Io che difendiamo, custodiamo e raramente riveliamo.
Piero Partiti
Siamo tutti migranti in noi stessi, naviganti su bagnarole al limite del galleggiamento, in rotta di collisione con i sogni altrui, sparsi come iceberg sull’orizzonte della nostra isola ideale. Costantemente a rischio naufragio, navighiamo in un mare infestato dall’ego che disegna cerchi concentrici come squalo affamato d’anime. La nostra isola che non c’è, è esattamente tale, immaginaria, come la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno. Così per il mondo, visto attraverso un filtro di vetro colorato, la bottiglia acquista il valore di archetipo.
Pensiero traslucido, a volte opaco. Trasparente ma non troppo.
Guidati da una percezione spesso indotta, basilarmente distorta del mondo e della vita, impegnati ad affrontare tempeste in un bicchiere, si naviga come navi in bottiglia. Abbordati o abbordanti, vittime o pirati, l’orizzonte è sempre al di là del tappo.
La paura è il vento che gonfia le vele della nave o del suo modellino, la paura alimenta la forza d’aggrapparsi a un rottame dopo un naufragio. La paura è stimolo al vincere l’impulso all’abbandonarsi ai flutti; la paura è richiamo di mortale sirena. Il vicino così lontano; il dolore, la rabbia, la speranza.
Non solo un mare che divide. Un mare interiore ridotto ad oceano invalicabile.
Chi è al timone della nostra nave in bottiglia?