Brancoliamo nel buio di una stanza, alla spasmodica ricerca dell’interruttore che ci procuri una pur minima illuminazione .
Una stanza piena di cassetti e sportelli aperti, spigoli nascosti e pattini a rotelle dimenticati da folletti burloni.
Occorre preservare il pensiero nel suo libero fluire, come dentifricio spremuto fuori dal suo tubetto, così che salga al cielo.
Un panino imbottito di affermazioni spazzolate, ripulite da ogni frammento e scoria.
Puro sogno da strofinare sul sorriso alchemico del viso nascosto.La luce dello sguardo spento che attende il risveglio del terzo occhio, protetto e mascherato dalla lente a contatto color lampone al sapore di fragola e carciofo, così che possa digerire l’orticaria del vedere.
Strizzo il cervello e le idee gocciolano fra le dita salendo a fiotti nella coppa.
Il succo del discorso da impastare piano, con la farina del mio sacco.
Ho raccolto i bagagli dell’anima e tutti i vestiti fuori moda, li ho avvolti nella tovaglia bianca e rossa dei pic nic, fra macchie impressioniste di uova sode, frittate d’emozioni e maionese, legati con il nastro del sorriso millenario di un bruco visionario che dall’alto del suo fungo discute con alice."Molte volte avevo fantasticato sul mio futuro, avevo sognato ruoli che mi potevano essere destinati, poeta o profeta o pittore o qualcosa di simile. Niente di tutto ciò. Né io ero qui per fare il poeta, per predicare o dipingere, non ero qui per questo. Tutto ciò è secondario. La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di conoscere se stessi. Uno può finire poeta o pazzo, profeta o delinquente, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente. Il problema è realizzare il suo proprio destino, non un destino qualunque, e viverlo tutto fino in fondo dentro di sé". - (Hermann Hesse)
Chi sono? (Poesia di Aldo Palazzeschi) Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
<<follia>>.
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
<<malinconia>>.
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
<<nostalgia>>.
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.
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